La ricostruzione delle sale è avvenuta
incrociando le informazioni ricavate dai documenti dell’Archivio Fondazione Torino Musei (FTM, già Musei Civici di Torino) e dalle recensioni su quotidiani e riviste,
con le immagini della campagna fotografica, in particolare i 22 scatti che riproducono le vedute, purtroppo quasi sempre parziali, di 20 sale, e le fotografie delle visite ufficiali.
Nella definizione di nomi di autori, prestatori, collocazioni, luoghi si è mantenuta fede alla fonti, riportando quanto reperito nell’inventario cartaceo dell’Archivio Fotografico FTM e nei registri bollettari delle opere in arrivo presso la sede espositiva (AFTM SMO 134) e quanto desunto dalle note - nella maggior parte dei casi manoscritte dal direttore Viale - apposte sui pergamini di conservazione delle lastre fotografiche .
Il percorso espositivo è
rappresentato su una pianta del primo piano di Palazzo Carignano, non ancora definitiva, ma molto vicina alle descrizioni che emergono dalle fonti; vi si trovano annotazioni di mano del curatore stesso. Non è stato invece possibile definire il percorso di visita al pianterreno, né determinare con maggior margine di certezza i contenuti per singola sala.
L’
ordinamento delle opere nella restituzione delle sale segue molteplici criteri. Si comincia dalle opere visibili nelle vedute di insieme seguendo la lettura dell’immagine da destra a sinistra, dall’alto verso il basso, parete per parete. Le opere non visibili, ma documentate sono raggruppate e riproposte secondo l’ordine desunto dai documenti.
Ci si è astenuti dal fare supposizioni su opere che ragionevolmente potevano essere esposte e neanche si è voluta ipotizzare la presenza di spazi riservati a temi specifici, come, per esempio, la scenografia del Seicento e del Settecento, che, oltre alla sala 23, avrebbe da posizionare molti oggetti documentati dai registri bollettari.
Lo scopo del progetto è fornire una base quanto più possibile verificata di ciò che è risultato esposto. Da qui in poi discussioni, riflessioni, approfondimenti sono più che auspicati.
Tuttavia, in alcuni casi, segnalati nel percorso espositivo con la dicitura
Opere riconosciute per confronto, si è fatto ricorso ad una prospettiva diversa e si è tentato l’affondo per confronto con
l’erede mostra del 1963. Delle sale più lacunose e di difficile ricostruzione, come quella delle ceramiche, degli argenti sacri, degli argenti profani, delle stoffe e stessuti, il
gruppo di studio del professor Dardanello ha offerto lettura, proponendo un’elencazione di oggetti desunti in parallelo con
Mostra del Barocco Piemontese 1963. Si è stati attenti a non sovrapporre il filtro dell’esposizione più recente anteponendo soluzioni e riflessioni posteriori, fermo restando che il legame tra le due mostre è molto più che ideale.
Infine, le immagini della campagna fotografica relativa alla mostra qui proposte presentano due diverse colorazioni: in bianco e nero le scansioni hi-res delle stampe gelatina bromuro d’argento su carta baritata, per la maggior parte risalenti al 1937 e conservate nella Fototeca FTM; in seppia le scansioni hi-res dei negativi su lastra in vetro (Archivio Fotografico FTM), convertite digitalmente in positivo.