Del lavoro allora compiuto, dell’impianto ideato e realizzato, delle migliaia di opere e di oggetti scoperti o riuniti ed esposti si fece tesoro ed esperienza, ma della mostra non rimase per altro che un vago ricordo, perché non avendone io pubblicato il catalogo, che pur avevo già redatto, non solo si sottrasse al merito di chi vi aveva lavorato e soprattutto alla conoscenza degli studiosi e del pubblico un preziosissimo corpus, ma non fu scritto il profilo che con la mostra si intendeva tracciare dell’arte barocca pimontese [VIALE 1963].
Viale racconta così, con un velo di rammarico, la
mancata pubblicazione del catalogo della
Mostra del Barocco Piemontese 1937.
Tra le carte dell’Archivio dei Musei Civici-FTM non è stato attualmente trovato riscontro esatto dell’elaborazione dei testi, mentre è possibile
ripercorrere la progettazione del volume.
Messo a bilancio nel gennaio 1937 (£.6.000 per la campagna fotografica, £.45.000 totali per la stampa), il catalogo in formato 15x20 cm prevede 180 pagine testuali e 150 tavole, “molto bello sarebbe se una o due tavole fossero a colori, magari in uso comune con la rivista municipale (
Torino, ndr)" (VIALE, AFTM SMO 617).
Per il lavoro è designata la Tipografia Carlo Accame, la stessa della rivista
Torino e specializzata in pubblicazioni illustrate. Per contenere i costi, la ditta propone una riduzione di formato (12x17 cm) e l’introduzione di inserzioni pubblicitarie, anzi, in cambio di quattro tricromie gratuite, si chiede di poter
alternare delle incisioni con pagine pubblicitarie da collocarsi a sinistra di chi legge e destinandole ad artigiani che producono mobili artistici, tappezzerie, arredamento o che trattino l’antiquaria […] stampate artisticamente per non venir meno al decoro (AFTM SMO 617)
Viale si oppone alle pubblicità inframezzate alle pagine di testo, ma nel febbraio del 1937 il contratto con Accame viene comunque stipulato con l’obbligo di visto si stampi entro 15 giorni dalla consegna dei manoscritti, tempi quindi molto rapidi.
Nell’agosto 1937 Viale prepara le “piante della mostra da porsi a principio del catalogo” e invia ad Accame 102 immagini, parte dell’apparato illustrativo che risulta già cresciuto a 187 fotografie, da stampare singole o doppie sulle tavole. Il saggio di stampa inviato è però giudicato deludente, la prova della “quadricromia dei Canonici di Lu” non è soddisfacente – Viale attende di confrontarla dal vivo con l’opera –, il formato è troppo piccolo – “Così come è, non può andare” –. Si sollecita quindi un nuovo preventivo per un formato 17x24 cm, con 180 tavole e 70-80 pagine di testo (AFTM SMO 617).
Tutto prosegue molto a rilento, vuoi per
problemi di approvvigionamento carta, vuoi per
frizioni tra il curatore e lo stampatore. A novembre 1937 per Viale “è francamente difficile continuare in tale linea con il sistema attuale un lavoro di tanta importanza di mole e di tema nel quale è opportuno sia continua la collaborazione fra la casa tipografica e l’autore”. Di opposto Accame teme il lievitare dei costi: scrivendo all’Ufficio Approvvigionamenti del Comune, spiega che la spesa di £.45.000 preventivata è già più che raddoppiata e i costi da loro sostenuti ammontano a £.30.000: “voi conoscete l’impegno che mette il dott. Viale per fare completissime le opere dove mette mano e che vanno aldilà di ogni preventivo, come posso sostituirmi al dott. Viale nel preventivo dei sedicesimi del catalogo? Quando capiremo la mole del lavoro farò tutto quello che mi sarà possibile per stare nella spesa di £45.000” (AFTM SMO 617).
La questione della pubblicazione sembra assopirsi fino al giugno 1938, quando, in concomitanza con l’apertura della
Mostra del Gotico e Rinascimento in Piemonte, il podestà,
Premesso che la mostra del barocco piemontese tenutasi lo scorso anno a Torino fu una completa e mirabile rassegna […]; Considerato che la redazione di questa pubblicazione è stata ora condotta a termine dalla direzione della mostra sì che ne risulterà in ottavo grande un volume di circa 120 pagine di testo e di 380 tavole di illustrazione che verranno a offrire un completo quadro di quell’arte barocca piemontese, che specie per l’architettura ha avuto così splendide espressioni e tanta notevole influenza su altri centri artistici; Ritenuto che il volume, già atteso è ancora insistentemente richiesto e ricercato […]», delibera nuovamente la spesa.
Nulla si concretizza e appunti sparsi permettono di capire come nel 1940 Viale continuasse a pensare alla pubblicazione e a raccogliere materiali. Nella primavera del 1942 si ricontatta Accame e il Comune compra la carta patinata che la tipografia ritira per eseguire prove di stampa, poi risultate inadeguate: i retini precedentemente realizzati non sono adatti alla carta ora acquistata perché prodotti per un tipo di carta più pregiato non disponibile in tempo di guerra.
Viale continua a non avere ha fiducia nella collaborazione con Accame e tra luglio e settembre 1942 richiede preventivi alle ditte SATIZ e SATET. A queste date, il volume è ormai molto cambiato: gennaio 1937, formato 15x20 cm, 180 pagine di testo, 150 tavole; giugno 1938: in ottavo grande, circa 120 pagine di testo, 380 tavole; settembre 1942: 120 pagine di testo, 684 tavole.
A porre fine alle travagliata genesi del catalogo arriva la guerra: il
bombardamento su Torino del 14 dicembre 1942 brucia lo stabilimento Accame e la carta ancora lì depositata va completamente distrutta.