Il 19 giugno 1937 la
Mostra del Barocco Piemontese apre al pubblico le sue 47 sale, 41 allestite al primo piamo nobile di
Palazzo Carignano e 6 al pianterreno nell’ala meridionale, dove a distanza di poche settimane (11 luglio), se ne aggiungono 2 e poi altre 5 nei primi giorni di agosto, per un totale di 54 sale. Il direttore Viale nel 1963 ricorda, invece, di aver organizzato le rassegna in 56 sale [VIALE 1963]: una discrepanza non troppo significativa a livello numerico, ma che rileva la difficoltà di definire con certezza i contenuti esposti al pianterreno.
Mentre l’andamento del percorso di visita al piano nobile è relativamente semplice da seguire, grazie alla pianta reperita nell'Archivio della Fondazione Torino Musei con notazioni manoscritte dello stesso curatore, più difficile appare disegnare il giro mostra nell’appartamento detto dei Principi, vista anche la quantità di sale che qui dovrebbero trovar collocazione. La visita al piano inferiore è comunque parte integrante della mostra:
Compiuto il giro del primo piano, si discenderà per la bella scala elicoidale del Guarini al piano terreno, e si potrà visitare le sale del palazzo, che danno un’idea di un appartamento principesco del 600 e del 700, con lo splendore dei legni dorati e delle specchiere, con la ricchezza dei mobili, con la vivacità degli affreschi e delle pitture (AFTM SMO 15.1)
La sala delle Battaglie e la sala delle Stagioni sono tra i soggetti riprodotti negli scatti della
campagna fotografica, nonché nelle cartoline promozionali.
Un percorso espositivo tanto ampio necessita di una
grande capacità di regia che il curatore e i suoi collaboratori, in primis Augusto Cavallari Murat, mettono in campo orchestrando spazi che alternano densità di contenuti, racconto storico, pause narrative, affondi monografici.
Si genera così un
percorso movimentato che dopo, l’impatto scenico iniziale della Peota, l’imbarcazione reale che sembra appena approdata ad una
spiaggia fluviale tra statue e fontane, delinea il periodo storico con le
sale dedicate ai Monarchi, alle
vita militare e
industriale del ducato, per poi riservare la manica settentrionale del palazzo (verso l’attuale via Cesare Battisti) al Seicento con destinazione Juvarra e la manica meridionale al Settecento (verso l’attuale via Principe Amedeo).