I Temi
La mostra declina il tema della scultura in due sale dedicate – la sala 10, Sculture del Seicento e del Settecento e la sala 24, Clemente – e in molteplici spazi condivisi con altre tipologie di opere: la sala 3, Monarchi; la sala 7, Pitture e mobili del Seicento; la sala 14, Altari e coretti; la sala 26, Guala.
Completamente incentrata sulla committenza religiosa, la sala Sculture del Sei e del Settecento (10) sembra insistere sull’aspetto materico e tecnico: la Madonna con il Bambino dalla chiesa di San Carlo (Torino), l’Angelo custode e il San Michele Arcangelo dei fratelli Carlone dalla chiesa torinese di San Francesco da Paola esemplificano la produzione secentesca in marmo, mentre quella in bronzo è rappresentata dai due angeli porta torcia di Francesco Ladatte dal Carmine, dalla statua di San Giulio e dalla coppia di angeli bronzei del Berrettone dalla chiesa San Gaudenzio a Novara. La statuaria sacra trova posto anche nella evocativa sala Altari e coretti (14), dove risultano allestite, in dialogo con l’altare di San Pietro da Casale Monferrato, l’Assunta in rame argentato dell'astigiano Giovanni Tommaso Groppa, alcuni bassorilievi in legno con I misteri del Rosario da San Domenico a Torino di Stefano Maria Clemente e il Cristo risorto in cartapesta dalla Basilica Mauriziana allora attribuito al Beaumont. La sala 21, seppur lacunosa nella sua fisionomia, con la Madonna della cintura di Ignazio Perucca, il Cristo crocifisso di Felice Cassina da Casale Monferrato ed esempi del Plura fa da contraltare simmetrico, per la sua disposizione lungo il percorso espositivo, allo spazio monografico dedicato al Clemente (sala 24). Si colloca invece insieme alle tele di Guala (sala 26) “la più bella scultura della Mostra: l’affascinante, suggestiva statua di Ignazio Carroccio, marmo scolpito con rude franchezza, con ardito movimento ed intensa intuizione psicologica” [BERNARDI 1937] dall’Ospedale di San Giovanni Battista a Torino. Da aggiungere alla campionatura non esaustiva delle opere in esposizione, anche i busti di Carlo Emanuele I e Vittorio Amedeo III e le statue a figura intera di Vittorio Amedeo II e di Carlo Emanuele III dei fratelli Collino (sala 3, I Monarchi), nonché i marmi di Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours in veste allegorica di Apollo e Diana (sala 7). La rassegna di scultura presentata in Palazzo Carignano mette quindi in scena una selezione di opere molto vasta e pressoché irripetibile, basata, più che sulla cronologia, sul tentativo di dare rilievo all’eterogeneità dei materiali, alle aree di provenienza e ad alcune personalità di scultori allora ritenuti più rappresentativi del panorama artistico piemontese tra Sei e Settecento. Si ringrazia il Dott.ssa Romina Origlia per aver fornito indicazioni e spunti di lettura sul tema.