I Temi
Nella lunga galleria del corpo ottocentesco di Palazzo Carignano trovano posto “Paramenti, stoffe, ricami” (sala 22), un’ampia selezione di paliotti, pianete e piviali di Sei e Settecento presentati in vetrine come nella sezione tessuti del Museo Civico di Torino, riallestita nel 1934 a Palazzo Madama.
Il confronto tra le opere in esposizione e gli oggetti pervenuti in sede di mostra (ma non necessariamente esposti), oltre a rivelare una consistente – e pressoché irripetibile – movimentazione di opere, fa trasparire in filigrana l’indagine capillare condotta in maniera diffusa su tutto il territorio. Dalle chiese del cuneese confluisce circa la metà dei tessili: broccati dai Battuti Bianchi di Cavallermaggiore; pianete dalla parrocchiale di San Giovanni e dalle clarisse francescane di Racconigi, da Savigliano e dal duomo di Carignano, mentre la zona del Piemonte settentrionale garantisce l’arrivo di paramenti liturgici in broccato da Masserano; di pianete, piviali e veli con filati preziosi da Oropa, Biella e Occhieppo Inferiore. Non mancano i contributi da Aosta, Torino e la sua provincia. Per Marziano Bernardi, attento recensore della mostra, il colpo d’occhio sulla galleria delle stoffe è “incomparabile”: “il ricamo ed il trapunto sono altrettanti piccoli prodigi di fantasia ornamentale ed il colore raggiunge raffinatezze di tinte e di toni adeguabili alla più alta scienza pittorica” [BERNARDI 1937]. Anche Umberto di Savoia sembra apprezzare particolarmente la sala: “il Principe ha percorso lentamente tutte le sale della Mostra, soffermandosi a lungo nella sala delle Stoffe, molte delle quali Egli, che è un appassionato ed un competente di cose d’arte, già conosceva e che nondimeno ha ancora esaminato ed ammirato” [La Stampa Sera, 19 giugno 1937, p. 5]. Per il tessuto di ambito religioso sono da notare ancora le coprilesene ricamate a imitazione di colonne tortili dal Convento delle Carmelitane di Moncalieri, allestite però ad uso profano, in chiave di restituzione di ambiente, nella camera da letto (sala 8), dove fanno da cornice al letto con testiera, coperta e baldacchino in seta gialla ricamata a punto in croce, in prestito dall’ingegnere Ing. Virginio Tedeschi di Torino. Negli spazi ambientati il tessuto viene sfruttato nella sua valenza di arredo, come la tappezzeria in broccato di Werner Abegg, il letto con testiera a bandera del Museo Civico di Torino e il parafuoco in legno intagliato con faccia a ricami di Isaia Levi nella camera da letto Abegg (33) oppure i “104 metri di broccatello rosso” [AFTM SMO 134] che nel Salotto Rasini (36) vanno a ricoprire le pareti. Anche la “Camera di San Remo”, fermata da Accorsi sulla via dell’esportazione e fatta trasferire a Torino appositamente per la mostra, risulta avere parati tessili, come si evince dalla pur minima porzione di stanza visibile dalla veduta della sala precedente. Il terreno di studi per la mostra era stato dissodato dalle indagini sul territorio degli anni Trenta: nell’Arte a Casale Monferrato (1935) Noemi Gabrielli dedicava una sezione alle «Trine, ricami e tessuti» delle chiese casalesi e così Bonino per i manufatti tessili a Cavallermaggiore (A. Bonino, Broccati di alcune Sacrestie di Cavallermaggiore, in Il congresso di Cavallermaggiore, 6-7 agosto 1932, Atti e Memorie del Primo Congresso Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Milano – Roma 1933, pp. 78-84). Nel 1937-1938 venne realizzata a Roma l’ampia Mostra dell’antico tessuto d’arte italiano, dove il Piemonte esibiva alcuni pezzi della Collezione Abegg e del Museo Civico, quest’ultimi già elencati nella Storia dei tessuti d’arte in Italia di Podreider (F. Podreider, Storia dei tessuti d’arte in Italia, Bergamo 1928), in cui si poteva leggere una storia sintetica delle fabbriche di seteria piemontesi dall’inizio del Cinquecento all’«Università dei mercanti e dei fabbricatori di seta» fondata a Torino a inizio Settecento. Si ringrazia il Dott.ssa Romina Origlia per aver fornito indicazioni e spunti di lettura sul tema.