I Protagonisti
Vittorio Viale, direttore dei Musei Civici di Torino, è l'artefice della Mostra del Barocco Piemontese 1937
Il 18 gennaio 1930 Vittorio Viale viene chiamato alla direzione dei Musei Civici di Torino, che allora comprendevano le collezioni di arte antica e quelle di arte moderna. In servizio effettivo dal 18 febbraio del 1930, rimane in carica fino al 1965.
Primo direttore nella storia dei Musei Civici torinesi a ricoprire il ruolo non a titolo onorario, Viale fa parte di quella iniziale generazione di dirigenti storici dell’arte usciti dall’università e, a buon diritto, si può considerare lo specialista che traghetta le istituzioni museali cittadine dall’ambito dell’erudizione amatoriale, pur di altissimo livello, a quello del professionismo. Con il nuovo direttore i Musei Civici passano da “uno stato artigianale” ([CARBONERI 1978]) ad una condizione più moderna, non solo sotto l’aspetto scientifico, ma anche sotto l’aspetto delle strutture di supporto – con la creazione dell’archivio fotografico nel 1933 e il continuo incremento della biblioteca d’arte – e sotto l’aspetto amministrativo e organizzativo – a Viale si deve, tra molto altro, la strutturazione rigorosa dell’archivio documentale.
Vittorio Viale nasce a Trino Vercellese il 2 luglio 1891. Nel 1904 si trasferisce a Casale Monferrato per frequentare il liceo classico, probabilmente favorito dalla presenza in loco del cugino materno Francesco Negri, famoso e poliedrico personaggio della cultura piemontese.
Ad ampliare gli orizzonti di crescita del giovane Viale i numerosi soggiorni all’estero, compiuti tra il 1908 e 1911, soprattutto in Austria e Germania, che confermano la sua familiarità con la cultura tedesca maturata in anni precoci, e il trasferimento a Roma per conseguire la laurea in archeologia e storia dell’arte antica presso La Sapienza (1914).
Tra i suoi insegnanti all’università spiccano Emanuel Löwy e Alessandro Della Seta, poi direttore della Scuola Archeologica Italiana ad Atene che Viale, di ritorno dal fronte della prima guerra mondiale, frequenta dal dicembre del 1919. Nel 1922 prende parte alla missione archeologica italiana ad Adalia e, rientrato in Italia, si stabilisce a Torino, dove nel 1923 diventa membro della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti-SPABA, una società di ricerca e studio dei beni storico artistici della regione, allora frequentata dai protagonisti della cultura locale.
Un percorso formativo, quello di Viale, lontano quindi dalla tradizione universitaria torinese e che, in un certo senso, lo differenzia nel contesto culturale cittadino, da lui comunque sempre coltivato attraverso collaborazioni e rapporti lavorativi proficui e duraturi.
Tra il 1923 e il 1925 Viale insegna storia dell’arte nei licei classici D’Azeglio e Alfieri a Torino e nel 1927 diventa ispettore presso la Soprintendenza alle Antichità delle Marche, dove collabora con il soprintendente Giuseppe Moretti per il riordino delle raccolte archeologiche, trasferite nei locali dell’ex convento di San Francesco delle Scale ad Ancona. Nel 1928 viene chiamato a dirigere il Museo Leone di Vercelli e nel 1932 anche il Museo Borgogna, sempre a Vercelli; di entrambi cura riordino e nuovi allestimenti.
Innumerevoli sono i meriti che, nei trentacinque anni di direzione dei Musei Civici di Torino (1930-1965), si potrebbero enumerare per Viale: dalle acquisizioni strepitose – l’affare Trivulzio e gli acquisti dalla collezione Gualino negli anni Trenta – agli studi su Juvarra e sull’architettura e la scenografia in Piemonte; dal suo impegno per la salvaguardia delle raccolte civiche in tempi di guerra e il suo ruolo di commissario all'amministrazione dei beni della Corona in Piemonte (1943-1944) alle mostre che segnano gli studi di settore – la Mostra del Barocco Piemontese 1937, la Mostra del Gotico e Rinascimento in Piemonte 1939, la Mostra del Barocco Piemontese 1963, solo per citare gli estremi iniziali e finali.
Le circa 90 esposizioni da lui organizzate non sono mai eventi sollecitati dalle mode, ma piuttosto accompagnano in maniera complementare la vita delle collezioni civiche, presentando gli esiti delle ricerche, indagando nuovi filoni e ipotizzando prospettive di crescita. Le oltre quaranta rassegne d’arte moderna degli anni Cinquanta e Sessanta, ad esempio, vanno poste in stretto rapporto con lo sviluppo della nuova Gam-Galleria d’Arte Moderna (1950), mentre le mostre di arte orientale, il 1958 e il 1963, rispecchiano la progettazione del Museo di Arti Orientali.
Uno specialista solido quindi Vittorio Viale, che nei suoi lunghi anni di direzione ha sicuramente segnato in maniera duratura la vita culturale della città.