Note
La prima sala ambientata che si incontrava lungo il percorsoera la “Camera da letto”, cui si accede passando per la cornice scenograficadell’arcone di alcova prestato dal pittore e senatore Giacomo Grosso. Presentenello studio dell’artista insieme ad altri arredi sei-settecenteschi e fondaleper i suoi ritratti, l’arcone era stato illustrato nel 1925 nell’“Arte dellegno in Piemonte nel Sei e Settecento” di Arturo Midana (Midana 1925, tavv. 15, 122) e in seguitoalla mostra, nel 1938, fu acquistato per le collezioni del Museo civico d’arteantica. All’interno della sala opere e arredi di collezioni private (come lenature morte di Montfort e la culla di proprietà del Marchese Rifreddo di Asti,la madia dipinta a fogliami del Conte Trossi di Gaglianico) erano scanditidalle finte colonne tortili ricamate e dipinte di provenienza ecclesiastica. Questoinserimento fu un’intuizione di notevole impatto visivo e sarebbe tornato (masu registri diversi) nella mostra del 1963, quando la sensibilità verso ilmanufatto tessile coltivata da Mercedes Viale Ferrero avrebbe portato a leggereil “ricamo come pittura teatrale” e a cogliere nelle lesene in seta non “unaimitazione architettonica, ma anzi la trasformazione dell’architettura inquadro spettacolare” (M. Viale Ferrero,Tessuti e ricami, in Mostra del barocco piemontese, catalogodella mostra (Torino 22 giugno – 10 novembre 1963), a cura di V. Viale, vol. III, sezione “Tessuti ericami”, p. 7)
estratto da S. ABRAM, LaMostra del Barocco Piemontese del 1937