La residenza della Madama Reale, nuova sede del Museo Civico di Arte Antica
"PALAZZO MADAMA – Il Palazzo farà parte della mostra, non solo per dare visione di una delle più geniali ideazioni dello Juvarra, ma anche per la visita dei suoi interessantissimi e splendidi saloni settecenteschi e per la conoscenza, nel museo annesso, di alcuni aspetti della produzione artistica del Piemonte […]" [VIALE, AFTM SMO 151]
Palazzo Madama, liberato dalla Corte di Cassazione e dagli usi di rappresentanza del Comune di Torino, ritrova l’aspetto settecentesco di residenza sabauda nel corso degli anni Venti del Novecento quando i lavori di restauro riportano gli ambienti allo stato descritto dall’inventario dei mobili del 1724, redatto alla morte di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. La facies ottocentesca del Palazzo, compresi gli stalli del Senato italiano, viene completamente eliminata.
Nel 1930 si decide di trasferire qui le collezioni di arte antica del Museo Civico, spostandole dalla vecchia e ormai troppo piccola sede di via Gaudenzio Ferrari e chiamando alla direzione Vittorio Viale. La nomina di un direttore per la prima volta non a titolo onorario, storico dell’arte di formazione accademica e già di esperienza nell’ambito culturale, quale era Viale, segna da una parte il riconoscimento della natura del Museo e delle relative esigenze, dall’altra l’uscita dall’ambito dell’erudizione amatoriale per entrare in quello del professionismo, imprimendo così una svolta anche nella gestione della sede.
Il nuovo ordinamento delle raccolte, conclusosi nel 1934, risulta scandito dai piani del Palazzo, che determinano l’andamento cronologico dell’allestimento e restituiscono uno spaccato diacronico della produzione artistica del territorio, dal Gotico al tardo Barocco. Particolare cura è riservata alla ricostruzione di sale stilisticamente coerenti, l’obiettivo è infatti “la formazione [...] nel Museo di una serie di ambienti, che rendano ad evidenza al pubblico la storia degli stili dal '400 all’'800” ([VIALE 1931]). “I più preziosi mobili e quadri del '600 e '700” e la collezione di maioliche e porcellane “splendidamente ambientate” ([VIALE 1932]) si collocano al piano nobile dove, tra Seicento e Settecento, si trovavano gli appartamenti delle madame reali, mantenendo così una certa sintonia tra i contenuti e il contenitore.
Con la nuova destinazione d'uso Palazzo Madama si lega definitivamente alle raccolte che ospita, diventando così il “Museo parlante per le raccolte-tesoro della città” ([GRISERI 1996]). “Parlante” non solo perché è lo stesso edificio a raccontare attraverso le sue fasi costruttive la storia di Torino, ma anche perché sono proprio le opere esposte, “le raccolte-tesoro”, a testimoniare concretamente con il loro ordinamento acutamente ragionato le vicende dell’intera regione.