Il Museo dell’Ammobiliamento nella cornice dell'architettura juvarriana
"STUPINIGI – Completamento più bello alla mostra non vi poteva essere. Stupinigi è un unicum nel suo genere: e mentre è forse la più caratteristica e completa opera creata dal genio del Juvarra (1732), costituisce uno dei più interessanti ed originali monumenti barocchi del ‘700. Ma Stupinigi è per di più ancora conservato, così come l’avevano voluto i suoi fondatori e rappresenta per la mirabile conservazione degli ambienti, per la finezza della decorazione, per il ricco ammobiliamento, l’esempio perfetto di una casa principesca del '700 giunta quasi intatta attraverso i secoli" [VIALE, AFTM SMO 151]
La Palazzina di caccia di Stupinigi, utilizzata dalla corte sabauda come residenza estiva fino alla regina madre Margherita di Savoia, viene retrocessa al Demanio dello Stato nel 1919 (Regio decreto-legge 3 ottobre 1919, n.1792, convertito nella legge 18 marzo 1926, n. 562, e Regio decreto 31 dicembre 1919, n. 2578).
La dismissione innesca subito preoccupazioni e polemiche sul destino della tenuta, un vivace dibattito si accende non solo nel ristretto circolo degli addetti ai lavori e dell’élite intellettuale, ma anche a livello cittadino. Accorati appelli e stizziti articoli comparsi sui quotidiani locali insistono infatti sulla necessità di salvaguardare la Palazzina nella sua interezza e sollevano timori, non infondati, di vedere il mobilio, conservatosi fino ad allora quasi intatto, disperso in varie sedi istituzionali. Con la consegna della Palazzina all’ordine Mauriziano e la precoce decisione di istituirvi il Museo dell’Ammobiliamento (1926) la tanto temuta diaspora fortunatamente non avviene.
Ordinatore e curatore del nuovo museo è Augusto Telluccini che, sfruttando l’arredo originale della sede ospitante e prelevandone altro dalle residenze reali e dal castello di Moncalieri, anche questo dismesso nel 1919 e fin dall’Ottocento usato come mobiliere, sceglie il pieno Settecento e la fortunata stagione dell’ebanisteria piemontese come linea guida nella selezione delle opere da allestire.
Viene così a delinearsi, all’interno della cornice dell’architettura juvarriana e del suo apparato decorativo, un percorso museale suggestivo che ripropone “un ambiente vissuto e tuttora vivente, con un grande valore educativo”, come nota Lorenzo Rovere ([ROVERE 1926]), allora direttore dei Musei Civici di Torino. Le sue parole sono significative per capire i criteri di ordinamento del Museo dell’Ammobiliamento, soprattutto considerando che in quella stessa tornata di anni si sta lavorando sul restauro di Palazzo Madama - a cui collabora anche Telluccini - e alla sua riconversione a sede del Museo Civico d’Arte Antica.