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Mobili e intagli

Il tema del mobile e dell’intaglio ligneo in Barocco Piemontese 1937 corre su un doppio: da una parte le sale espositive che lo declinano in chiave di arredo sacro (sale 11 e 14), dall’altra le ricostruzioni d’ambiente che ne propongono una lettura di contesto. Ulteriore approfondimento è dato dalla visita all’Appartamento dei Principi al pian terreno, con le stanze a boiserie intagliate e dorate.

I due spazi dedicati agli arredi sacri colpiscono per la qualità dei pezzi esposti e per le loro proporzioni spesso inattese, come l’imponente altare proveniente da Casale Monferrato, accompagnato nella quattordicesima sala da una preziosa selezione di opere in arrivo per lo più da chiese torinesi, come i tabellari dalla chiesa della Misericordia, le cornici da S. Filippo, gli armadi per reliquie dalla cappella dei Mercanti e Banchieri. Nella sala 11, oltre ai molti oggetti di provenienza territoriale (Bianzè, Carmagnola, Novara), trova posto una straordinaria seriazione tipologica di leggii dal duomo di Pinerolo, di Chieri e dalla chiesa di San Secondo ad Asti, già censito da Arturo Midana nel suo Arte del legno in Piemonte nel Sei e Settecento.
Le sale ambientate permettono invece di risalire alla cifra stilistica barocca in tutta la sua complessità, agendo al contempo con efficacia e immediatezza visiva, così per il Seicento si fa ricorso alla “Camera da letto” (sala 8), a cui si accede passando sotto l’arcone di alcova prestato dal pittore e senatore Giacomo Grosso, già illustrato nel 1925 da Midana e in seguito alla mostra acquistato per le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica, oppure alla spettacolare ricostruzione della Farmacia dell’Ospedale San Giovanni di Torino (sala 15).
Per il Settecento la sala Arazzi (35), allestita come camera da parata, presenta mobili provenienti dai Palazzi Reali di Torino e Genova e da Palazzo Barolo, mentre la sala delle “cineserie” (sala 37), con i suoi pannelli parietali “alla china” del marchese Medici del Vascello, lo stipo decorato a scene orientali da Villa della Regina e il tavolino laccato a figure cinesi in prestito da Isaia Levi, restituisce il gusto per l’esotismo, già allora riconosciuto come una componente qualificante il Piemonte del Settecento. Il “Salotto Rasini” (sala 36) propone invece un “salone Luigi XV” completo di “porte, specchiere, finestre, consolle, lambris e cornicione dorato”, tutto di provenienza Accorsi (AFTM SMO 134).
Indispensabile quanto aspettato l’affondo monografico su Pietro Piffetti, sala 28, tra gli artisti settecenteschi più precocemente studiati in Piemonte e di cui Telluccini pubblica una monografia già nel 1921 (Pietro Piffetti ebanista ed intarsiatore del secolo XVIII, in «Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti», V, 1921, 3-4, pp. 56-71). Accostati ai dipinti di Vanloo e Clementina se ne espongono opere di provenienza religiosa e arredi di committenza privata, con alcuni capolavori dalle collezioni reali.
Arredo e intaglio emergono come gli elementi identificativi del barocco piemontese tanto che le recensioni alla mostra parlano di “trionfo dell’arte decorativa”, d’altronde il riconoscimento della loro qualità affonda le sue radici ben indietro nel tempo, fin dall’Esposizione Nazionale di Belle Arti (Torino 1880). A sancirne però definitivamente il valore e a riconoscerne una fisionomia e una cultura specifica nel contesto nazionale è la mostra sul Settecento Italiano (Venezia 1929), che vede tra i curatori della sezione mobili Arturo Midana, Augusto Telluccini e Lorenzo Rovere. Nove sale ambientate accoglievano allora opere dalle residenze sabaude o di provenienza Accorsi, proponendo soluzioni espositive che si ritrovano nel 1937 a Torino: è il caso della sala dedicata a Piffetti o dell’”Aula dei Savoia”, che accosta i sofà intagliati e gli arazzi torinesi con la balaustra di Genova, come si vede nella sala Arazzi (35) di Barocco Piemontese.
Si ringraziano la Dott.ssa Aurora Laurenti e la Dott.ssa Laura Dolce per aver fornito indicazioni e spunti di lettura sul tema.

Decorazione in legno scolpito e dorato appartenente ad una alcova nella Villa del Conte di Cavour a Santena (Midana 1925, tav. 15
Arcone dalcova in legno scolpito, sec. XVII, Torino, Museo Civico dArte Antica, AFFTM 247 6264
Mostra del Barocco Piemontese, Giugno   Ottobre 1937 XV. Grande altare scolpito e dorato (da Casale)   Candelabri in bronzo dai SS. Martiri   Principi del secolo XVIII (sala 14), cartolina promozionale
Sala 35, arazzi e tappeti R. Fabbrica di Torino, AFFTM 223 5526
Sala 37, cornici, zoccolo, pannelli dipinti, AFFTM 223 5528
G. Grosso, Armonie interrotte, 1919 (Esposizione nazionale di belle arti, Torino 1919, cat. n. 20)


1937 - Mostra del Barocco Piemontese


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